VEDER VENIRE
Leonardo Dalla Torre 
16.04– 26.06.24


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VEDER VENIRE
LEONARDO DALLA TORRE

Opening 16/04/2024  h 10:00 > 19:00
17/04 > 26/06/2024*

Pop (the Chapel) up
Galleria Tommaso Calabro 
Campo San Polo 2177, Venezia


La selezione di lavori qui presentata cerca attraverso l’insorgere di anomalie di superficie, scoppi visuali, crisi pittoriche, di annunciare una catastrofe. Si viene a creare una tensione visiva dove il sintomo satura l’attesa del divenire, senza poi concludersi, sostando nel presagio. La parziale apertura delle immagini, le colature, il ribollire della materia, incarnano tale suggestione.

Era uso corrente tra i minatori di un tempo addentrarsi nel ventre della terra accompagnati da un pulcino in gabbia allo scopo di sapere quando l’aria fosse troppo satura di grisou, un gas altamente infiammabile, incolore e inodore sovente causa di esplosioni nelle miniere, percepibile dal piccolo volatile che in sua presenza iniziava ad agitarsi e far fremere le ali. Questa pratica faceva si che si potesse in qualche modo prevenire, veder venire, la catastrofe.

Così come le ali divinatorie dei pulcini fremevano davanti alla calamità, queste pitture si animano inquiete di risvolti innaturali e premonitori, sull’orlo della detonazione. Inserite in uno spazio adibito a cappella, angusto, grezzo e poco illuminato, esse sono immerse in un ambiente carico di sacralità e allo stesso tempo vicino al ricordo degli antri minerari. Questa duplice lettura si dispiega nella citazione di figure riprese sia dall’iconografia sacra, che dall’immaginario profano, evidenziandosi negli sguardi di madonne e corpi soggiacenti alla crisi.

Leonardo Dalla Torre








STARGAZERS II
11.04– 05.06.24


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STARGAZERS II

Opening 10/04/2024  h 18:00 > 21:00
11/04 > 05/06/2024*

NP-ArtLab in collaborazione con Martelli Fine Art 
Corso Monforte 23
Milano (MI)

*Spazio espositivo
Martedì -Giovedì, 12.00 - 19.00 Per maggiori informazioni:
info@npartlab.it
francesca@martellifineart.com



NP-ArtLab presenta Stargazers I e Stargazers II, due mostre collettive che si sviluppano rispettivamente negli spazi della galleria di Padova e Milano e che mettono in dialogo artisti storicizzati con esponenti del panorama contemporaneo. Le opere, realizzate con medium diversi, volgono il proprio sguardo verso un unico tema: l’astronomia.

Il progetto Stargazers, ideato da Neri Pagnan (NP-ArtLab), ha origine dalla stretta vicinanza della galleria di Padova con la Specola, sede dell’Osservatorio Astronomico nonché una delle più importanti strutture di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), simbolo rappresentativo della città e della sua storia, e con il Dipartimento di Astronomia. Le continue suggestioni che derivano da questi luoghi hanno innescato la scelta di raccontare, attraverso due mostre, la fascinazione che l’essere umano ha da sempre per l’universo e la scienza che ne studia le manifestazioni, e di come gli artisti trovano nutrimento nei misteri della volta celeste e nella sua estetica potente.

Stargazers I apre la riflessione nella sede di Padova, con una selezione di lavori che affrontano le tematiche da punti di vista differenti: Serena Gamba, Natale Addamiano, Matteo Nasini ci trasportano all’interno di superfici siderali, mentre John Torreano, Silvia Mariotti, Serena Vestrucci, Antonello Ghezzi si pongono in dialogo con la materia e ne traslano il ruolo e il significato, alla ricerca delle suggestioni che trapelano dall’universo. Visioni che si incontrano con le famose superfici lunari di Giulio Turcato e del poliedrico Tony Dallara. Al centro dello spazio espositivo è collocata l’opera del duo Antonello Ghezzi dal titolo Alla Luna, un tapis roulant il cui display mostra la distanza che ci separa dalla Luna. L’installazione interattiva invita a partecipare attivamente a una missione spaziale collettiva.

La seconda parte di questa mostra, Stargazers II, prende forma nello spazio di Milano, in collaborazione con Martelli Fine Art. Anche in questo caso la sede della galleria gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della riflessione del legame tra arte e astronomia: si tratta di Palazzo Cicogna che ospitò per un periodo lo studio di Lucio Fontana. Dell’ampia produzione che ha caratterizzato la ricerca di Fontana, due sono i lavori, entrambe degli anni ’50, che suggestionano Stargazers II. La mostra infatti si apre con un allestimento che riproduce il pattern del Tessuto Galassia ideato nel 1955 (rielaborato nel colore), abbinata a una carta assorbente del 1953 che ne anticipa l’estetica, e un’imponente variante stampata su seta che rimandano alle costellazioni celesti. Accanto a queste opere trovano posto sguardi inediti tra materia e luce che diventano cielo con Mirella Bentivoglio, Antonello Ghezzi, Paolo Icaro, Silvia Mariotti, Matteo Nasini, Takis, ed Eugenia Vanni, in un susseguirsi di superfici spaziali. A completare l’allestimento l’installazione di Giovanni Oberti, che accompagna il corridoio di ingresso verso la sala principale.

Stargazers I (Padova) e Stargazers II (Milano) rappresentano un dialogo tra saperi in cui scienza e arte entrano fortemente in contatto dimostrando come due discipline, apparentemente diverse, possono contribuire a una lettura trasversale dell’universo.

Il progetto è accompagnato da un testo di Annika Pettini.










EN



ARTISTI

Mirella Bentivoglio 
Lucio Fontana 
Antonello Ghezzi 
Paolo Icaro
Silvia Mariotti
Matteo Nasini
Giovanni Oberti
Eugenia Vanni
 

BIOGRAFIE ARTISTI

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STARGAZERS I
22.03– 24.05.24


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STARGAZERS I 

Opening 22/03/2024 h 18:00 > 21:00
23/03> 24/05/2024*


NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)


*spazio espositivo privato 
Mercoledì - Sabato: 12.00 - 19.00
More info: info@npartlab.com

NP-ArtLab presenta Stargazers I e Stargazers II, due mostre collettive che si sviluppano rispettivamente negli spazi della galleria di Padova e Milano e che mettono in dialogo artisti storicizzati con esponenti del panorama contemporaneo. Le opere, realizzate con medium diversi, volgono il proprio sguardo verso un unico tema: l’astronomia.

Il progetto Stargazers, ideato da Neri Pagnan (NP-ArtLab), ha origine dalla stretta vicinanza della galleria di Padova con la Specola, sede dell’Osservatorio Astronomico nonché una delle più importanti strutture di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), simbolo rappresentativo della città e della sua storia, e con il Dipartimento di Astronomia. Le continue suggestioni che derivano da questi luoghi hanno innescato la scelta di raccontare, attraverso due mostre, la fascinazione che l’essere umano ha da sempre per l’universo e la scienza che ne studia le manifestazioni, e di come gli artisti trovano nutrimento nei misteri della volta celeste e nella sua estetica potente.

Stargazers I apre la riflessione nella sede di Padova, con una selezione di lavori che affrontano le tematiche da punti di vista differenti: Serena Gamba, Natale Addamiano, Matteo Nasini ci trasportano all’interno di superfici siderali, mentre John Torreano, Silvia Mariotti, Serena Vestrucci, Antonello Ghezzi si pongono in dialogo con la materia e ne traslano il ruolo e il significato, alla ricerca delle suggestioni che trapelano dall’universo. Visioni che si incontrano con le famose superfici lunari di Giulio Turcato e del poliedrico Tony Dallara. Al centro dello spazio espositivo è collocata l’opera del duo Antonello Ghezzi dal titolo Alla Luna, un tapis roulant il cui display mostra la distanza che ci separa dalla Luna. L’installazione interattiva invita a partecipare attivamente a una missione spaziale collettiva.

La seconda parte di questa mostra, Stargazers II, prende forma nello spazio di Milano, in collaborazione con Martelli Fine Art. Anche in questo caso la sede della galleria gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della riflessione del legame tra arte e astronomia: si tratta di Palazzo Cicogna che ospitò per un periodo lo studio di Lucio Fontana. Dell’ampia produzione che ha caratterizzato la ricerca di Fontana, due sono i lavori, entrambe degli anni ’50, che suggestionano Stargazers II. La mostra infatti si apre con un allestimento che riproduce il pattern del Tessuto Galassia ideato nel 1955 (rielaborato nel colore), abbinata a una carta assorbente del 1953 che ne anticipa l’estetica, e un’imponente variante stampata su seta che rimandano alle costellazioni celesti. Accanto a queste opere trovano posto sguardi inediti tra materia e luce che diventano cielo con Mirella Bentivoglio, Antonello Ghezzi, Paolo Icaro, Silvia Mariotti, Matteo Nasini, Takis, ed Eugenia Vanni, in un susseguirsi di superfici spaziali. A completare l’allestimento l’installazione di Giovanni Oberti, che accompagna il corridoio di ingresso verso la sala principale.

Stargazers I (Padova) e Stargazers II (Milano) rappresentano un dialogo tra saperi in cui scienza e arte entrano fortemente in contatto dimostrando come due discipline, apparentemente diverse, possono contribuire a una lettura trasversale dell’universo.

Il progetto è accompagnato da un testo di Annika Pettini








EN




ARTISTI

Natale Addamiano 
Tony Dallara 
Serena Gamba 
Antonello Ghezzi 
Silvia Mariotti
Matteo Nasini
John Torreano 
Giulio Turcato
Serena Vestrucci 
 

BIOGRAFIE ARTISTI

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DIALOGO 1 

Mirella Bentivoglio e Serena Gamba 



16.11– 6.03.24


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DIALOGO 1
Mirella Bentivoglio e Serena Gamba

Opening 16/11/2023 h 18:00  
16/11> 24/01/2024*


NP-ArtLab in collaborazione con Martelli Fine Art 
Corso Monforte 23
Milano

*spazio espositivo  
Martedì - Giovedì, 12.00 - 19.00
More info:
info@npartlab.com
francesca@martellifineart.com

NP-ArtLab presenta, in collaborazione con Martelli Fine Art, una selezione di opere delle artiste Mirella Bentivoglio e Serena Gamba in dialogo tra loro. La mostra vuole mettere in relazione due artiste di generazioni differenti ma che utilizzano la pratica verbo visiva come medium.

Il lavoro di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt, 1922) si svolge in ambito totalmente poetico: tra linguaggio e immagine, linguaggio e materia, linguaggio e oggetto, linguaggio e ambiente. In particolare, le sue opere in mostra sono strettamente legate alla rappresentazione dell’uovo, riconnesso alla lettera O, che, secondo l’artista, è simbolo dell’Universo, del nulla e del tutto, del vuoto e del pieno, ma anche della creazione e della maternità, concetto fondamentale per l’artista che ha più volte identificato come esperienza che l’ha profondamente influenzata e guidata nel suo percorso artistico. L’uovo tornerà frequentemente nelle opere dell’artista spesso legato ai libri, segno specifico della dimensione intellettuale, simbolo della cultura.
Un vero e proprio continuum con i lavori della Bentivoglio e in generale delle poetesse della Nuova Scrittura, è rappresentato da Serena Gamba (Moncalieri, 1982). La sua ricerca ruota attorno al significato della pittura e alle sue declinazioni in relazione alle arti visive e applicate. Le immagini della Storia dell’Arte vengono svuotate dal loro significato originario per essere rielaborate in modo da far emergere la loro natura essenziale lontana da forme imperfette e preconcette.
I generi e i materiali della pittura, le basi del linguaggio scritto e parlato, gli elementi costitutivi del disegno vengono condensati in nuove strutture e segni primari attivando un processo di ricostruzione di una nuova immagine. Sono questi elementi strutturali che vanno a definire un’architettura, un alfabeto visivo, lasciando una piena libertà di interpretazione e rielaborazione. Le opere in mostra riflettono perfettamente la poetica dell’artista dove i concetti di memoria e oblio coesistono. L’atto di scrivere e descrivere il dipinto originale è una riflessione e una testimonianza del ricordo: è il tentativo di creare un incontro intimo tra l’individuo e il proprio atto di ricordare e memorizzare tutta la Storia dell’Arte. Le lettere cucite a mano diventano testimonianza vivida di qualcosa che era presente e che ora sta scomparendo o che presto scomparirà. È la scrittura che diventa il mezzo e il modo per rallentare il processo e accogliere l’oblio. Si viene a creare un archivio, uno strumento per la memoria.

 
Serena Gamba, artista visiva, lavora sul tema della memoria e dell'oblio attraverso la parola, il segno, la forma. La sua ricerca si muove intorno al significato di Pittura e delle sue declinazioni in relazione con le altre arti visive e applicate.
Le immagini della Storia dell’Arte, svuotate del loro significato originario, vengono rielaborate per far emergere la loro natura essenziale, lontana da forme viziate e precostituite. I generi e i materiali della pittura, le basi del linguaggio parlato e scritto, gli elementi costitutivi del disegno e della geometria vengono condensati in nuove strutture e segni primari, attivando al contempo un processo di negazione e ricostruzione di una nuova immagine. Questi elementi strutturali, siano essi scultorei o pittorici, definiscono un’architettura, un alfabeto visivo, indirizzano e lasciano piena libertà di interpretazione e rielaborazione. Attingere dunque dalle cose del mondo, che siano opere Classiche o forme primordiali, per ridefinire un personale immaginario, generare una sensibilità estetica e formale verso l’inspiegabile mistero della Pittura. Ha esposto nelle collettive "Sollazzo Ottico" (Galleria Roccatre, Torino), "Appunti di sociologia urbana" (Galleria Alessio Moitre, Torino), "Dell'origine e delle sue variazioni - Serena Gamba/Alessandro Gioiello" (Isolo17 Gallery, Verona), "Serena Gamba, Autos – Eleonora Manca, Catessi" (Galleria Alessio Moitre, Torino), espone nel circuito "Art Site Fest" (Castello di Govone / Govone (CN)), alla mostra "Lacerto" (Galleria Alessio Moitre), "Esercizi di scrittura" (BI-BOx Art Space / Biella), "La Camera delle Meraviglie" (Isolo17 Gallery, Verona), "Visione d’Interno" (Galleria Alessio Moitre - Burning Giraffe, Torino), "IncontrArTi - Simboli e riflessi verso l'Oltre" (Vercelli). Espone nelle mostre personali "Datum - Dida" (Van Der Gallery, Bolzano), "Monologo" (Galleria Alessio Moitre, Torino), "Opera al Nero" (Isolo17 Gallery, Verona).
Vincitrice nel 2021 del Premio "A Collection" (Art Verona), nel 2019 vince l'Artkeys Prize nella sezione pittura ed è finalista al Premio Nocivelli e allo Yicca Contest. Finalista nel 2018 al premio Combat Prize, nel 2017 vince il Tina Prize edizione Beijing, partecipa nel 2016 al Premio Lissone.
Fonda nel 2021 Spazio PPP, spazio di confronto e scambio reale finalizzato alla creazione di nuove relazioni tra artisti visivi, curatori e poeti all’interno di una realtà non contaminata da tempi e dinamiche tipicamente cittadine insieme all'artista Alessandro Gioiello.

Mirella Bentivoglio, poetessa e artista verbovisiva, nasce a Klagenfurt (Austria) il 28 marzo del 1922, da genitori italiani, Margherita Cavalli e lo scienziato Ernesto Bertarelli. Riceve un’educazione multilinguistica, studiando nella Svizzera tedesca e in Inghilterra. Nel 1949 sposa il docente universitario di Diritto Internazionale Ludovico Matteo Bentivoglio, di cui adotta il cognome. Autrice, nella prima giovinezza, sia di pitture a olio sia di libri di poesie in italiano e in inglese (editi da Scheiwiller e Vallecchi, e recensiti da critici quali Giorgio Caproni, Italo Defeo e Mario Praz), esprime in seguito il suo interesse per l’uso congiunto del linguaggio verbale e dell’immagine legandosi ai movimenti verbovisivi delle neoavanguardie artistiche internazionali della seconda metà del ventesimo secolo, diventandone una protagonista.
Consegue per titoli, nel 1968, l’idoneità all’insegnamento di Estetica e Storia dell’Arte nelle Accademie italiane. Usufruisce di borse di studio e di ricerca presso il Salzburg Seminar for American Studies (1958) e il Getty Institute di Los Angeles (1997). Dalla pratica della Poesia Concreta, della Poesia Visiva e della Scrittura Visuale, che hanno segnato il suo ingresso nella sfera delle nuove sperimentazioni, passa, dagli anni Sessanta in poi, a una personale forma di poesia-oggetto. Via via, negli anni Settanta e oltre, esplora i linguaggi della performance, della poesia-azione e della poesia-environment, allestendo grandi strutture simboliche di matrice linguistica sul suolo pubblico (tra cui il celebre Ovo di Gubbio). Centrale e pluriennale è stato il suo lavoro sui libri-oggetto. Ha avuto un ruolo decisivo e illuminante nel campo dell’arte contemporanea anche come animatrice e curatrice di esposizioni dedicate all’arte femminile. In particolare cura e realizza, per la 38ª Biennale di Venezia (1978), la mostra Materializzazione del linguaggio ai Magazzini del Sale, che accoglie esclusivamente opere di artiste donne, e che rappresenta a tutt’oggi un unicum emblematico del lavoro delle artiste di quegli anni, intenzionate a rivendicare un loro ben definito spazio creativo “al femminile” nella seconda metà del Novecento.
A Mirella Bentivoglio sono stati assegnati numerosi premi sia per la sua attività poetico e artistica, sia per quella critica e organizzativa.
Nel 2011 ha donato la sua ricca collezione-archivio di arte al femminile, raccolta in anni di forte impegno anche come curatrice di mostre, al Mart (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto).
Muore a Roma nella primavera del 2017. A un anno dalla scomparsa, si è tenuta una giornata di commemorazione in suo onore alla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma, che ha presentato il fondo a lei intitolato (donato alla Biblioteca dalle sue tre figlie, Marina, Leonetta e Ilaria). Contiene volumi, cataloghi di mostre e svariati materiali della sua vasta biblioteca-archivio. Nel 2019 è nato in rete l’Archivio Mirella Bentivoglio, con lo scopo di promuovere e valorizzare il suo lavoro. Nello stesso anno, il 14 maggio, è stato inaugurato un nuovo luogo espositivo per Mirella Bentivoglio all’interno dell’itinerario Spazi900, realizzato all’interno della Biblioteca Nazionale di Roma. L’ambiente intitolato a Bentivoglio, che ospita l’esposizione permanente di alcune tra le sue opere, figura accanto a spazi dedicati ad autori quali Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Italo Calvino.






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ARTISTI

Mirella Bentivoglio 

Serena Gamba
 




CHANGING SHAPES 
21.10– 25.11.23


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CHANGING SHAPES 

Opening 21/10/2023 h 18:00 > 21:00
21/10> 25/11/2023*


NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)


*spazio espositivo privato
Mercoledì - Sabato: 12.00 - 19.00
More info: info@npartlab.com

NP-ArtLab presenta la mostra CHANGING SHAPES con opere di Leonardo Dalla Torre, Giulio Paolini e Frédérique Nalbandian.

Tre artisti di generazioni differenti accomunati da un forte interesse nei confronti del mondo classico ma proposto con occhi diversi. Frammenti e busti di statue si alternano a immagini appartenenti alla Storia dell’Arte e ai Maestri della pittura del passato.
Le tre sculture di Giulio Paolini (Genova, 1940), realizzate in gesso, prendono il nome di “Proteo”, “Proteo (II)” e “Proteo (III)” che si rifanno al mutevole dio greco che aveva la capacità di trasformarsi in qualsiasi forma desiderasse. Citazione, duplicazione e frammentazione sono i tre temi che emergono in questa serie e che riassumono i temi intellettuali cari all’artista stesso. Come il multiforme Proteo, anche questo gruppo scultoreo può essere ammirato da diverse angolazioni dando vita a una meditazione poetica sulla natura metafisica della pratica artistica.  Una visione pittorica della classicità ci viene offerta da Leonardo Dalla Torre (Venezia, 1995). Nello spazio da egli dipinto, prendono forma corpi, volti e sguardi rievocati dalle forme della pittura del passato delineate dai Maestri della Storia dell’Arte. Esse vengono utilizzate come pretesto per attuare un intervento inaspettato. La forma viene spesso compromessa, sottratta e stravolta.
Il dialogo continua con l’artista francese Frédérique Nalbandian (Mentone, 1967). Tre imponenti busti, realizzati grazie alla lavorazione e manipolazione del sapone di Marsiglia, prendono il nome di “Panacée I”, “Panacée II” e “Panacée III” e rappresentano la dea greca della guarigione universale. I lunghi drappi che coprono i corpi della divinità ricordano l’espressività del periodo classico. Se il visitatore potesse toccare le sue opere dopo essersi bagnato le mani, si attiverebbe un processo di cambiamento della materia stessa rendendo la scultura in continuo divenire e cambiamento. Si viene di conseguenza a creare un ulteriore dialogo con la contemporaneità che coinvolge lo spettatore al processo creativo dell’opera stessa.

CHANGING SHAPES è strettamente legato al concetto di cambiamento e frammentazione della materia e della percezione dell’opera stessa. Un continuo divenire che permette a chi osserva di meditare e riflettere sulla natura metafisica della pratica artistica dei tre diversi artisti in dialogo tra loro.

 
Leonardo Dalla Torre è nato a Venezia nel 1995. Cresciuto nel centro storico della città si è diplomato al Liceo Artistico Statale di Venezia nel 2013, proseguendo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia diplomandosi in Pittura nel 2017 e in Grafica d’Arte-Disegno nel 2019. Come pittore approfondisce la propria ricerca indagando come principali tematiche la figurazione e il ritratto. I modelli utilizzati attingono sia dalle immagini della Storia dell’Arte e dei Maestri della pittura del passato, che dalla propria contemporaneità, alienando le differenze contestuali, accumunando i caratteri espressivi del corpo e della carne, rilevandone i sintomi e l’apertura in una pittura che cerca l’incombenza di una calamità, sospendendo le immagini in una deflagrazione perpetua.

Frédérique Nalbandian è un'artista multidisciplinare francese nata il 3 aprile 1967 a Mentone. Scultrice, crea anche disegni, installazioni e performance. La maggior parte delle sue sculture di sapone in situ si evolvono sia all'interno che all'esterno, cambiando nel tempo. Talvolta interattive, richiedono la partecipazione del visitatore.
Dopo aver seguito i primi corsi di disegno durante gli anni di studio alla Davis High School (en) in California, Frédérique Nalbandian entra all'Ecole Nationale d'Art Décoratif d'Aubusson nel 1988, dove trascorre un anno, prima di entrare all'Ecole Nationale Supérieure d'Art di Villa Arson nel 1989 per dedicarsi alla creazione artistica. Nel 1994 ha ottenuto una residenza artistica dedicata al disegno presso la Fondazione Ratti di Como sotto la direzione di Anish Kapoor e Karel Appel. Nel 1996 consegue il Diplôme National Supérieur d'Expression Plastique (DNSEP). Scolpisce il sapone, incidendolo o modellandolo. I suoi diversi stati: solido, liquido, schiuma, effervescenza, gocciolamento, stalattitizzazione derivano dall'azione dell'acqua. Nelle sue opere utilizza anche materiali poveri come il gesso (nelle modanature e nelle rose intonacate), l'acqua, il tessuto, i fili di lana, il vetro e la terracotta.
Modella il sapone, crea forme che ferma o lascia evolvere, trasformando il tempo in un mezzo. Il suo vocabolario di forme plastiche è in continua espansione: precipitati, crolli, rotoli, frammenti, colonne, divisori, muri, corde o direttamente legati all'anatomia del corpo umano: orecchie, cervelli, pelli, teschi, mani, falli. Alcune sono state imposte dal materiale stesso3. Le sue forme, nella loro composizione e nel processo che subiscono, diventano poetiche, cariche di una metafisica della materia che evoca il passaggio del tempo, l'erosione, la trasformazione e la metamorfosi. L'allusione al testo Le Savon di Francis Ponge è stata decisiva fin dall'inizio e ha preso forma durante una serie di colloqui a Cerisy durante i laboratori contemporanei sullo scrittore nel 2015, dove ha incontrato Pascal Quignard.

Giulio Paolini è nato il il 5 novembre 1940 a Genova e risiede a Torino. Dalla sua prima partecipazione a una mostra collettiva nel 1961 e dalla sua prima personale nel 1964 ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. Le principali retrospettive si sono tenute allo Stedelijk Museum, Amsterdam (1980), al Nouveau Musée, Villeurbanne (1984), alla Staatsgalerie Stuttgart, Stoccarda (1986), alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma (1988), alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz (1998) e alla Fondazione Prada, Milano (2003). Tra le antologiche più recenti si ricordano quelle alla Whitechapel Gallery, Londra (2014), alla Fondazione Carriero, Milano (2018) e al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2020).
Ha partecipato a svariate rassegne di Arte povera ed è stato invitato più volte alla Documenta di Kassel (1972, 1977, 1982, 1992) e alla Biennale di Venezia (1970, 1976, 1978, 1980, 1984, 1986, 1993, 1995, 1997, 2013). Nel 2022 è stato insignito del Premio Imperiale per la Pittura, il più importante riconoscimento in campo artistico. Il suo lavoro è presente in rinomate collezioni pubbliche e private sia nazionali sia internazionali.Fin dall'inizio Paolini ha accompagnato la sua ricerca artistica con riflessioni raccolte in libri curati in prima persona: da Idem, con un'introduzione di Italo Calvino (Einaudi, Torino 1975), a Quattro passi. Nel museo senza muse (Einaudi, Torino 2006) e L'autore che credeva di esistere (Johan & Levi, Milano 2012).Ha realizzato anche scene e costumi per spettacoli teatrali, tra cui si distinguono i progetti ideati con Carlo Quartucci negli anni Ottanta e le scenografie per due opere di Richard Wagner per la regia di Federico Tiezzi (2005, 2007).



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ARTISTI

Leonardo Dalla Torre

Frédérique Nalbandian
Giulio Paolini 

Spazi espositivi privati
NP ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)
NP Viewing Room
C.so Monforte 23
20122 - Milano (MI)

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35139 - Padova | Padua (PD)
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