RAOUL SCHULTZ (1931-1971)
Artista per attitudine
Opening 1/04/2025 h 12:00
2/04 > 22/05/2025
NP ArtLab in collaborazione con Archivio Raoul Schultz
Corso Monforte 23
Milano
martedì-venerdì 12:00 > 19:00
O su appuntamento
Per maggiori informazioni:
info@npartlab.com
NP ArtLab presenta “Raoul Schultz. Artista per attitudine”, una mostra dedicata all’artista poliedrico che ha avuto una breve carriera artistica a Venezia a causa della sua prematura morte nel 1971. Negli anni Cinquanta e Sessanta la sua pratica artistica è mutata velocemente: da una pittura figurativa poi evoluta all’astrazione spazialista tipica dei maestri del tempo come Vedova, Guidi e Tancredi (con cui condivise lo studio per un periodo), ad una visione più concettuale sicuramente sviluppata dal suo grande interesse per i nuovi scenari artistici internazionali. Per questa ragione non ebbe il riconoscimento che merita e venne solo in seguito riscoperto già dagli anni ’80, per esempio, con la mostra della Galleria del Naviglio del 1988.
Schultz fu pittore, illustratore, scenografo e grafico, e collaborò con il regista Tinto Brass nel film Chi lavora è perduto (1963). Inoltre, frequentò il mondo del fumetto collaborando con il celebre Hugo Pratt.
Questa esposizione si inserisce in un periodo di riscoperta e valorizzazione dell’artista di cui è stata appena inaugurata un retrospettiva intitolata Raoul Schultz. Opere 1953-1970, curata da Stefano Cecchetto ed Elisabetta Barisoni, ospitata nella prestigiosa sede di Ca' Pesaro a Venezia.
È proprio un testo di Stefano Cecchetto ad accompagnare la mostra.
Geniale, creativo, irriverente, ironico, la figura di Raoul Schultz si colloca in quella parte di Novecento che ha sviluppato la pittura come un linguaggio frammentario, volutamente mirato a una pulsione trasgressiva.
I diversi periodi che compongono l’opera di questo artista sono dominati da una luce d’intelletto e riscattati dal lirismo di una pura felicità formale. In ogni suo ciclo d’espressione: dalle Prospettive curve ai Progetti da disegni Leonareschi, dai Calendari alle Lettere anonime, dal Fumetto alla Pittura a metro, per arrivare infine alle Toponomastiche, tutta la sua ricerca mira all’abbagliante incantesimo del momentaneo, a una personale astrazione da mode o correnti stilistiche per la definizione di un pensiero che filtra la quotidianità e la sposta fuori dal consueto.
Questo suo annettere l’opera allo sviluppo di una concezione seriale permette a Schultz di andare a fondo nei concetti che intende analizzare, così facendo, la ‘serie’ diventa un procedere simultaneo dentro al quale si evince la coesistenza di ordini e livelli paralleli. Del resto, ogni serie si espande e si conclude nell’arco di un ciclo che lo stesso artista determina in un periodo prestabilito.
Le molte partenze che contraddistinguono il percorso artistico di Schultz sono dovute alla costante ricerca di una forma distinta, volta a conferire alla sua pittura non la semplice variante di un tono espressivo, ma la concreta realtà di un punto di vista interiore: nell'opera di Schultz ogni spazio abitato dal segno è uno spazio dell’anima.
Ecco perché prendono forma le suggestioni di un tempus fugit nella poetica straziante dei suoi Calendari, ed è qui che l’artista suggerisce l’inconsapevole premonizione della sua fine prematura. Nel susseguirsi spasmodico dei giorni 'strappati' al calendario – e di conseguenza anche alla vita stessa – l'artista mette in scena l'inquietudine dell'incertezza, il tempo diventa quindi fonte di indagine continua, o meglio uno dei temi fondamentali intorno al quale ruota la quasi totalità della sua produzione degli anni sessanta.
Il destino di Raoul Schultz era dunque quello di mancare inevitabilmente il proprio destino, e a voler capovolgere questo presagio non rimaneva che una possibilità: quella di rappresentarlo, raccontando le tante storie che percorrono il dialogo tra l'uomo e sé stesso, tra il pensiero e i pensieri, tra l'artista e la sua arte.
Stefano Cecchetto





FRANCA VALERI: SENTIERI D’ARTE PER LA LIBERTÀ FEMMINILE
Franca Valeri, Mirella Bentivoglio e Maddalena Tesser
a cura di Renata Bianconi
Opening 3/03/2025 h 12:00
4/03 > 20/03/2025
NP ArtLab in collaborazione con Fondo Franca Valeri - Accademia dei Filodrammatici Milano
Corso Monforte 23
Milano
martedì-venerdì 12:00 > 19:00
O su appuntamento
Per maggiori informazioni:
info@npartlab.com
“Franca Valeri la donna di spettacolo più importante del ‘900 del nostro paese” (Alessandro Gassman, Colpo di scena, Rai 2014)
Artista poliedrica, attrice, scrittrice, regista, drammaturga, la prima delle monologhiste, la prima donna comica, insignita della Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, e della Dama di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Pur non dichiarandosi apertamente femminista, Franca Valeri, con il suo esempio e la sua Arte, ha dato un contributo essenziale all’emancipazione della donna. Ha sempre sfidato i meccanismi della società patriarcale, “I suoi personaggi femminili”, scrive Alexandra Ammendola,”erano forti e indipendenti e andavano contro i ruoli tradizionali”. Nella prefazione al libro “Franca Valeri. Tutte le Commedie” Lella Costa dichiara: ”La rivoluzione [...] lei l!ha fatta senza proclami, senza bollettini di guerra, senza spargimenti di sangue o
di detersivo [...]: l!ha fatta dando voce e corpo a quelle parole contundenti, usando qualunque mezzo, dalla radio al cosiddetto cabaret, dalla televisione al cinema, dal teatro all’opera lirica. L!ha fatta col sorriso appena accennato, con la vertigine della comicità più pura, con la sapienza delle trame, con la pietas travestita da ironia. Se non è una guerriera lei, non ne conosco nessuna.”
La sua sottile ed inarrestabile battaglia inizia presto, inizia prima di Franca Valeri, quando ancora era Franca Norsa, suo vero nome, è questa storia, questo percorso che possiamo vedere, grazie all’immenso contributo del Fondo Franca Valeri dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano, nella mostra presentata, in occasione di Museocity 2025, da NP ArtLab a cura di Renata Bianconi.
Sagace, intelligente, ironica, fin da bambina ha con sguardo disincantato e divertito irriso agli stereotipi imposti dalla società ed è proprio questo sguardo che le verrà in aiuto in uno dei momenti più tristi della sua vita, la guerra e le leggi razziali, che la costringeranno nel 1938 a nascondersi. In questo isolamento, Franca Norsa, allora diciottenne, disegna su dei piccoli Taccuini, qui esposti al pubblico, ritratti di donne emancipate, donne di fantasia, donne moderne, spavalde, ritratte al bar, con la sigaretta, sul tram..., donne che affrontano la vita a testa alta, con fiducia, senza appoggiarsi a niente e a nessuno.
Invero la strada percorsa da Franca Valeri nei suoi 100 anni di vita, non è una strada solitaria è una strada maestra che apre altre strade, che si incrocia e si divide in sentieri che costruiscono un nuovo paesaggio, una nuova società. E’ cosi che i ritratti di Franca Valeri s’incontrano con quelli della giovane pittrice Maddalena Tesser, classe1992, che con la forza e l’immediatezza del suo tratto ci regala immagini d’icone della libertà femminile come Franca Viola, la prima donna a dire “no” al matrimonio riparatore, o come Simone de Beauvoir, Josephine Baker, Maria Callas..., artiste e pensatrici rivoluzionarie.
Allo stesso modo la forza elegante delle opere di Franca Valeri riecheggia nelle splendide sculture in marmo (libri aperti che sorreggono delle uova - immagine più simbolica non potrebbe esserci) di un’altra grande protagonista dell’arte italiana, Mirella Bentivoglio, poetessa, artista, critica, protagonista del mondo della ricerca verbovisuale italiana e internazionale. Nel 1978 per la 38a Biennale di Venezia curerà la mostra Materializzazione del linguaggio ai Magazzini del Sale, che accoglie esclusivamente opere di artiste donne, e che rappresenta a tutt!oggi un unicum emblematico del lavoro delle artiste di quegli anni.
Insomma in conclusione per dirla come lo dice Franca Valeri “il femminismo non è una militanza, è un sentimento”.
Un ringraziamento particolare a:
Dott. Carlo Marietti Andreani
Presidente - Accademia dei Filodrammatici
Dott.ssa Alexandra Ammendola
Autrice dell’elaborato “Franca Valeri attrice comica. Studio di Scene di vita da La Maria Brasca di Giovanni Testori”
Dott.ssa Elisa Battistoni
Segreteria Generale e Organizzazione -Accademia dei Filodrammatici
Dott.ssa Lucia M. Fagnoni
Bibliotecaria e Archivista - Accademia dei Filodrammatici


NON APPARTENGO ALLA TERRA
Serena Gamba
8.12– 29.01.25

NON APPARTENGO ALLA TERRA
Serena Gamba
In collaborazione con Lunetta11
Opening 8/12/2024 h 11:00
8/12 > 29/01/2025
Casa Gramsci, Torino
Serena Gamba
In collaborazione con Lunetta11
Opening 8/12/2024 h 11:00
8/12 > 29/01/2025
Casa Gramsci, Torino
La studiosa Frances Yates affermava che “la storia della memoria abbraccia la storia della cultura nel suo complesso” e “le barriere tra le diverse discipline, tra scienze naturali e scienze umane, tra arte e letteratura, tra filosofia e religione, spariscono nella storia della memoria”. Serena Gamba attraverso la parola, il segno e la forma crea nuove visioni traendo la propria materia prima proprio dalla memoria universale. Un metodo e una disciplina che affondano le radici in alcuni dei momenti cardine della cultura europea degli ultimi cinquecento anni: dalle visioni rinascimentali di Giulio Camillo, al simbolismo cabalistico, alchimistico e magico di Robert Fludd, alla intuizione di Goethe della Weltliteratur, fino al folle e geniale tentativo d’archivio universale di Aby Warburg.
Questa densità di memoria e di riferimenti si esprimono nelle opere di Serena Gamba con la leggerezza, quella calviniana, che va a portare alle pareti delle nostre case un prezioso memento: “coi miti non bisogna aver fretta; è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, ragionarci sopra senza uscire dal loro linguaggio di immagini.” (Italo Calvino)
Non appartengo alla terra è dunque un viaggio, verso New York, verso l’arte classica italiana e verso il Natale attraverso il Viaggio dei Re Magi di Sassetta. Serena Gamba con la sua tensione a creare visioni nuove, per la mostra a Casa Gramsci perturba la propria poetica andando oltre alla parola e scegliendo la purezza del colore. L’esposizione è accompagnata dal manifesto «Made in Popolo», giunto al settimo numero, con uno scritto a firma del linguista Roberto Vetrugno.
Una mostra a cura di Lunetta11 e NP-ArtLab in collaborazione con NH Collection Piazza Carlina e l’Istituto Gramsci di Torino.
CROSSING
Attraversare una collezione
28.10– 8.12.24

CROSSING
Attraversare una collezione
a cura di Cristina Beltrami
Opening 28/10/2024 h 10:30
28/10 > 8/12/2024
Palazzo Madama, Torino
Museo Civico d’Arte Antica
In occasione di Artissima 2024, Palazzo Madama ha il piacere di presentare il progetto Crossing, una mostra - a cura di Cristina Beltrami - che tiene insieme quattro artisti di diversa formazione e provenienza che hanno accettato di confrontarsi con i maestosi spazi, la storia millenaria e la vastissima collezione di Palazzo Madama.Attraversare una collezione
a cura di Cristina Beltrami
Opening 28/10/2024 h 10:30
28/10 > 8/12/2024
Palazzo Madama, Torino
Museo Civico d’Arte Antica
L’esposizione apre con le sculture di Frédérique Nalbandian - collocate in cima allo scalone juvarriano - in omaggio alla fondazione romana dell’edificio, e prosegue all’interno del museo, nella sala delle ceramiche, con una serie di vasi di grandi dimensioni realizzati da RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che porta a Palazzo Madama una serie di 10 vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati alla vastissima collezione ceramica del museo.
La terza opera del progetto è il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing, un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni.
A chiudere il percorso, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti.
Crossing intende dunque offrire un’occasione di riflessione sulla ricca collezione di Palazzo Madama partendo da una nuova prospettiva, una angolazione possibile e non vincolante, data da strumenti “altri” rispetto al nostro sguardo. Il visitatore si troverà dunque in quattro momenti di inciampo rispetto al consueto percorso di visita e sarà guidato ad ogni passo da una didascalia estesa che spiega la ragione della presenza dell’artista e dell’opera in quel luogo, nonché di un codice QR code che gli permetterà di approfondire il soggetto tramite testi critici e immagini.



© Giorgio Perottino
FORMA/COLORE
Benevelli, Consagra, Dorazio
Opening 25/09/2024 h 18:00
26/09 > 11/12/2024*
Martelli Fine Art in collaborazione con NP-ArtLab
Corso Monforte 23
Milano
martedì-giovedì 12:00 > 19:00
O su appuntamento
Per maggiori informazioni:
info@npartlab.com
francesca@martellifineart.com
Martelli Fine Art, in collaborazione con NP-ArtLab, presenta Forma/Colore una mostra che indaga l'uso del colore come elemento primario nella ricerca artistica combinato alle forme bidimensionali della pittura e quelle tridimensionali della scultura. Tecniche di sovrapposizione dei colori per creare effetti di profondità e movimento.
Verranno presentate opere di Dorazio, Consagra e Benevelli. Lo spazio espositivo situato nel prestigioso Palazzo Cicogna, in Corso Monforte 23 nasce dal desiderio di combinare le specificità di entrambi i galleristi permettendo nuove sinergie a Milano.
Biografie
Giacomo Benevelli: Benevelli nato a Reggio Emilia nel 1925 era attivo sulla scena artistica milanese, nazionale ed internazionale dalla fine degli anni Cinquanta.
Scultore della scuola dell’astrattismo milanese, Benevelli apparteneva al gruppo di scultori della generazione successiva a Marino Marini che si era venuta a creare nella Milano del dopoguerra. Numerosi sono i suoi lavori pubblici tra i quali si ricordano Teleios, un bronzo degli anni Novanta collocato in Piazzale Loreto a Milano ed Edificante, bronzo verticale nell’ atrio del Genio Civile di Milano.
Nel corso degli anni Benevelli esplora le possibilità della forma plastica nelle sue molteplici funzioni, accostandosi sin dagli anni Sessanta all’ applicazione di soluzioni plastiche creative all’interno del design, come nelle lampade Arabesque e Roto da lui create. Sempre negli anni Sessanta, dopo la sua partecipazione alla XXXXII Biennale di Venezia, Benevelli espone negli Stati Uniti rappresentato dalla Felix Landau Gallery di Los Angeles che annovera tra i suoi clienti anche Elizabeth Taylor che acquisterà una sua scultura in bronzo della serie “Matrici Organiche” visibile in varie scene del film “Chi ha Paura di Virginia Woolf”. Più recente e’ la collaborazione di Giacomo Benevelli con il marchio Natuzzi per la creazione di una linea di oggetti come le tre lampade – scultura da lui firmate, Apollo, Dafne e Clizia e altri oggetti – scultura già presentati all’ ultimo Salone del Mobile di Milano e alla fiera del design di Colonia in Germania. Studioso e investigatore della forma in tutte le sue specificità, Benevelli pubblica con Rizzoli un libro da lui illustrato, intitolato Dalla Pietra all’Ago, dove esplora l’evoluzione dell’utensile da puro sasso fino alla realizzazione ragionata e consapevole dei primi manufatti umani. Numerose sono le opera di arte sacra realizzate da Benevelli all’interno di chiese di nuova costruzione o interventi scultorei all’interno di edifici sacri antichi. Professore di Ornato Modellato a Brera per oltre trentanni, Benevelli ha sempre coltivato il confronto ed il dibattito attivo con le generazioni più giovani sulle tematiche dell’evoluzione della forma plastica anche all’interno degli spazi urbani in trasformazione. Nella sua opera Benevelli ha sempre amato la sperimentazione di nuovi materiali come la recente produzione di grandi sculture in vetroresina sintetica già esposte a Palazzo Isimbardi a Milano, all’interno di una mostra personale itinerante che ha ospitato le sue opere anche nella storica Casa del Mantegna a Mantova.
Nel 2006 in occasione delle XX Olimpiadi Invernali di Torino, Benevelli viene invitato dalla Presidenza della Repubblica Italiana ad esporre una sua opera all’interno della mostra rappresentativa della scultura contemporanea italiana alla Palazzina Stupinigi. Nel corso della sua lunga carriera, Benevelli partecipa alla Biennale di Venezia e alle mostre itineranti della Quadriennale di Roma dedicate alla scultura italiana esponendo nei maggiori musei del mondo.
Opere di Benevelli sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero come la Collezione d’Arte della Città di Milano, La Collezione della Banca d’Italia, la Collezione Intesa San Paolo di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, il Museo d’Arte Moderna di Palazzo Strozzi a Firenze, il British Museum a Londra. Benevelli era un Accademico della Pontificia Accademia Tiberina, vinse il premio Città di Milano, ricevette la medaglia d’oro della Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, recentemente venne invitato insieme ad altre personalità milanesi a fare parte della giuria per la selezione di una nuova scultura da collocare nei nuovi spazi dell’ Ospedale Niguarda inaugurata dall’Arcivescovo Tettamanzi.
Pietro Consagra: Pietro Consagra nasce a Mazara del Vallo il 4 ottobre 1920. Studia all’Accademia di Belle Arti di Palermo dal 1938 al 1944, anno in cui si trasferisce a Roma. Nel 1946, dopo la sua prima collettiva alla Galleria del Cortile di Roma, compie il primo viaggio a Parigi. Nel 1947 partecipa alla fondazione di Forma I, che propugna un’estetica non figurativa rivolta al sociale. Il gruppo organizza la prima esposizione di arte non figurativa nella Roma del dopoguerra, la “Mostra del gruppo Forma I” all’Art Club, e pubblica il periodico “Forma I”, che si occupa di estetica contemporanea. Nel 1947 tiene la prima personale alla Galleria Mola di Roma e nel 1949 partecipa alla “Mostra di scultura contemporanea” organizzata da Peggy Guggenheim a Venezia. Sue personali vengono allestite al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1958), alla Galerie de France di Parigi (1959), al Museum Boymans-van Beuningen di Rotterdam (1967), e alla Marlborough Gallery di Roma (1974). Nel 1955 gli viene assegnato un premio alla Biennale di San Paolo. Espone diverse volte alla Biennale di Venezia, dove riceve il premio Einaudi nel 1956 e il Premio per la scultura nel 1960. Nel 1962 tiene la prima personale a New York alla Staempfli Gallery e partecipa alla mostra “I Grandi Premi della Biennale 1948-1960” alla Galleria di Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia; nel 1964 realizza una fontana a Mazara del Vallo. Consagra scrive molto sul suo lavoro: al trattato polemico La necessità della scultura (1952), che rappresenta un’importante confutazione di quanto espresso da Arturo Martini nel suo Scultura lingua morta, seguono i libri L’agguato c’è (1961), e La città frontale (1969). Nel 1989 gli viene dedicata un’ampia retrospettiva dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove nel 1993 viene inaugurata una sala permanente con sue opere. Nel 1991 è il primo scultore astratto ad esporre al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Nel 2002 la Galerie der Stadt Stuttgart di Stoccarda inaugura una sala permanente di suoi dipinti e sculture. Nello stesso anno tiene una mostra al Museo d’Arte Moderna di Bolzano, ospitata successivamente nel Palazzo Sertoli e Palazzo Pretorio di Sondrio. Consagra muore a Milano il 16 luglio 2005.
Piero Dorazio: Piero D’Orazio (poi Dorazio) nasce a Roma il 29 giugno 1927. Dal 1945 al 1951 frequenta la facoltà di architettura all’Università di Roma e nello stesso periodo entra a far parte del gruppo Arte Sociale, che pubblica i numeri unici di “Ariele” e “La Fabbrica”. Nel 1947 partecipa alla fondazione del gruppo Forma 1, che elabora il Manifesto del formalismo-Forma 1 e nello stesso anno vince una borsa di studio all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, dove risiede per un anno e incontra Gino Severini, Georges Braque, Georges Vantongerloo, Antoine Pevsner, Jean Arp, Sonia Delaunay, Le Corbousier e altri importanti artisti. Nel 1950 partecipa all’organizzazione della galleria cooperativa del gruppo Age d’Or a Roma e Firenze, e nel 1952 si fa promotore della fondazione internazionale Origine di Roma, che pubblica il periodico “Arti Visive”.
Nel 1953 si reca negli Stati Uniti, dove conosce Robert Motherwell, Mark Rothko, Frederick Kiesler, Franz Kline e Clement Greenberg, e tiene le prime personali alla Wittenborn One-Wall Gallery e alla Rose Fried Gallery di New York. Tornato a Roma nel 1954, si reca periodicamente a Parigi, Londra e Berlino, dove diventa amico di Will Grohmann e del mercante Rudolf Springer. Nel 1955 pubblica il libro La fantasia dell’arte nella vita moderna. Nel 1957 viaggia in Svizzera, Spagna e ad Antibes, e tiene la prima personale a Roma, alla Galleria La Tartaruga. Negli anni sessanta insegna alla Graduate School of Fine Arts dell’University of Pennsylvania, e da allora riveste diverse cariche accademiche negli Stati Uniti. Nel 1970 viaggia in Grecia, in Africa e in Medio Oriente, e nel 1974 si stabilisce a Todi. Numerose sono le antologiche a lui dedicate in Italia e all'estero, tra cui quella al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris (1979), alla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo (1979) e alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma (1983). Costante la sua presenza nelle importanti rassegne internazionali, come la Biennale di Venezia, dove espone nel 1960, 1966, 1988. Negli anni che seguono ottiene commissioni da enti pubblici e privati, come la realizzazione di mosaici nelle stazioni della metropolitana di Roma. L’artista muore a Perugia il 17 maggio del 2005.



