ALIGHIERO E BOETTI
VOLI PINDARICI
Genesi di un'opera
A cura di Guido Fuga
Da un’idea di Diego Fuga
Opening 12/04/2023 h 17:00 > 20:00
12/04 > 31/05/2023*
Martelli Fine Art in collaborazione con NP-ArtLab
Corso Monforte 23
Milano
*Spazio espositivo privato
martedì -giovedì, 12.00 - 19.00
O su appuntamento
Per maggiori informazioni:
info@npartlab.com
francesca@martellifineart.com
«[…] cieli blu dove volteggiano centinaia di aeroplani […], porta una ventata di geniale pazzia. Non c’è titolo e gli autori sono sdoppiati, anzi triplicati; Alighiero, Boetti e Fuga» scrive Maurizio di Puolo nell’articolo Alighiero Boetti & Guido Fuga apparso su “Il Messaggero” il 2 dicembre 1977. VOLI PINDARICI
Genesi di un'opera
A cura di Guido Fuga
Da un’idea di Diego Fuga
Opening 12/04/2023 h 17:00 > 20:00
12/04 > 31/05/2023*
Martelli Fine Art in collaborazione con NP-ArtLab
Corso Monforte 23
Milano
*Spazio espositivo privato
martedì -giovedì, 12.00 - 19.00
O su appuntamento
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francesca@martellifineart.com
Alighiero Boetti inizia una corposa serie di carte che rappresentano gli aeroplani in quell’anno, eseguiti in diverse versioni utilizzando la matita, l’acquerello e la biro su carta.
Come per altre opere, Boetti si avvale di un rapporto di collaborazione questa volta con il disegnatore e architetto Guido Fuga, prezioso e stretto collaboratore del celebre fumettista Hugo Pratt.
In questa serie concepita ed eseguita con Fuga, Boetti ci permette di accedere ad aspetti fondamentali della sua poetica quali la percezione tra mobilità e stabilità, fra mondo finito ed infinito che trovano spazio all’interno di una composizione di elementi figurativi disegnati in negativo sopra ad un cielo colorato in modo monocromatico. L’osservatore è spinto ad addentrarsi in questo universo in bilico tra reale ed immaginario con leggerezza, riportandoci indietro nel tempo in una dimensione ludico che è proprio della fantasia dell’infanzia fino a raggiungere una profondità di significati basati sul connubio-contrasto fra ordine e disordine.
La mostra ci permette di andare a ritroso a riscoprire il processo creativo e la collaborazione tra Boetti e Fuga: quest’ultimo ci consente di avere accesso al personale archivio che si compone di bozzetti su carta, materiali preparatori per la realizzazione della serie Aerei, posters, inviti cartacei e fotografie relative a quel periodo. Questi lavori vengono presentati in modo totalmente inedito e non sono mai stati raccolti all’interno di un percorso espositivo. Tra le opere Aereo su biro nera del 1977, tra i primissimi, se non addirittura il primo realizzato dal connubio Boetti-Fuga. A conferma dello spirito di Boetti di apertura ai rapporti di collaborazioni in mostra alcuni lavori nati dai rapporti con Alitalia, Twinings e Austrian Airlines (progetto Cieli ad Alta Quota, set da 6 di puzzles ideata in collaborazione con Hans Ulrich Obrist).
“Voli pindarici” è strettamente legato ad un concetto di sconfinamento inteso come viaggio reale ma soprattutto di fantasia, che sostituisce la mobilità fisica con quella dell’immaginazione: gli Aerei in primis, ma anche i raffinati lavori postali in mostra, affini alla mail art concettuale americana. L’idea di partenza, ma anche di ritorno, emergono all’interno di queste buste abbondantemente affrancate che dilatano il senso del tempo e dello spazio. Sulle buste scritte a mano indirizzi legati alla famiglia Boetti creano una connessione con un’altra opera in mostra dal profondo legame sentimentale, che presenta un gioco di numeri legati alle date di nascita della famiglia, il 15 e il 16, e in secondo piano un fondo di aeroplani che vagano nel blu.
Biografie
Alighiero Boetti (1940-1994) – o Alighiero e Boetti come si firma a partire dal 1971 – nasce a Torino dove esordisce nell’ambito dell’Arte Povera nel gennaio del 1967. Nel 1972 si trasferisce a Roma, contesto più affine alla sua predilezione per il Sud del mondo. Già l’anno precedente ha scoperto l’Afghanistan e avviato il lavoro artistico che affida alle ricamatrici afghane, tra cui le Mappe, i planisferi colorati che riproporrà lungo gli anni, come registro dei mutamenti politici del mondo. Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, moltiplica le tipologie di opere la cui esecuzione - in certi casi - viene delegata con regole ben precise ad altri soggetti e altre mani, assecondando il principio del ‘la necessità e il caso’: così le biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata mette in scena il linguaggio; così i ricami di lettere, piccoli o grandi, e multicolori; o i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrovano silhouette eterogenee tra cui sagome di oggetti e di animali, immagini tratte da riviste e carta stampate, e molto altro, davvero ‘tutto’. Ci sono inoltre i Lavori postali giocati sulla permutazione matematica dei francobolli, l’aleatoria avventura del viaggio postale e la segreta bellezza dei fogli contenuti nelle buste. Un altro settore dell’opera di Boetti, di mano inconfondibilmente sua, offre nei primi anni 70 tanti ‘esercizi’ su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici; successivamente su carta, composizioni leggere in cui scorrono schiere di animali memori della decorazione etrusca e pompeiana. Il tempo, il suo scorrere affascinante e ineluttabile, è forse il tema unificante della pluralità tipologica e iconografica di Boetti. Alighiero Boetti ha esposto nelle mostre più emblematiche della sua generazione, da When attitudes become form (1969) a Contemporanea (1973), da Identité italienne (1981) a The Italian metamorphosis 1943-1968 (1994). E’ più volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale nell’edizione del 1990, un omaggio postumo nel 2001 e con un’ampia mostra alla Fondazione Cini nella recente edizione del 2017. Tra le mostre più significative degli ultimi anni è stata realizzata la grande retrospettiva Game Plan in tre prestigiose sedi (il MOMA di New York, la Tate di Londra, il Reina Sofa di Madrid). Dell’ampio corpus di opere molte sono conservate in diverse sedi museali italiane ed internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, Stedelijk Museum, il MOCA di Los Angeles, ecc). La sua opera nonché la sua figura d’artista hanno fortemente influenzato la generazione successiva e gli artisti di oggi, in Italia e nel mondo.
Guido Fuga (Venezia 1947) nel ‘68, studente di architettura, incontra Hugo Pratt, e inizia la collaborazione, i così detti effetti speciali: fondi, aerei, giunche, treni, autoblindo che continuerà fino alle ultime storie. Fra il ‘70 e il ’73 va per due volte fino in India con il mitico Volkswagen, il secondo viaggio dura 6 mesi, quando l’Afghanistan era governato dal re ed era il paradiso degli hippies. Nel 1977 incontra nell’appartamento di fronte al suo (era destino) ospite dell’amico Gianni Michelagnoli, l'artista Alighiero Boetti, anche lui innamorato dell’Afghanistan, ci era andato nel ’71 e aveva preso a Kabul l”One Hotel” piccolissimo albergo di un’unica stanza. In una notte di fumi e storie nasce l’idea di collaborazione e realizzano l'opera " Aerei ", poi negli anni ottanta la serie di acquerelli sullo stesso tema " Cieli ad alta quota “. Collabora per un breve periodo con il settimanale satirico “IL Male”, la meglio gioventù.
Cura la mostra antologica di Pratt al Grand Palais e ne organizza l'allestimento; dopo Parigi segue Milano, Venezia, Roma, Napoli e Buenos Aires per “Italiana 86”. Collabora con Mario Schifano ad una collezione di tappeti eseguiti in India, paese che continua a frequentare e dove oltre che tappeti fa eseguire dagli artigiani di Udaipur tavoli a tarsia marmorea. Dopo la morte di Hugo Pratt nel 1997 con " Lele " Vianello, realizzano " Corto Sconto" la guida di Corto Maltese a Venezia per le edizioni “Lizard” e in francese per “Castermann”, seguirà "Navigar in laguna fra isole fiabe e ricordi" con “Mare di Carta” e “Marco Polo, testimonianze di un viaggio straordinario” con “Linea d’Acqua”. Nel 1999, per qualche mese, collabora con le copertine della trasmissione “Sgarbi quotidiani”. Nel 2003 per RAISAT Gamberorosso con il collega Lele Vianello curano dieci puntate sui percorsi del loro libro “Navigar in Laguna”, poi realizzano il libro a fumetti “Le Ali del leone” in collaborazione con la rivista dell’Aeronautica Militare, sempre con Lele nel 2010 segue la storia “Cubana”, fumetto ispirato al maestro Pratt. Nel 2018 ecco l’agenda del “Merchant of Venice” con gli acquerelli sul viaggiatore alla ricerca delle essenze più preziose. La mostra del Profumo illustrato è stata presentata a Palazzo Mocenigo a Venezia. Partecipa con un progetto alla collezione di tavoli d’artista “Essenza di marmo” di Cleto Munari nel 2021. Nel 2023 ha creato 30 tavole sul fantastico viaggio di Nicolò Manucci che saranno presentate al palazzo Vendramin Grimani nella mostra dedicata al viaggiatore veneziano dal 29 aprile.
Aldo Mondino
SOUK MONDANO
18/03 > 27/05/2023*
Opening 18/03 h 12:00 > 19:00
NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)
*Spazio espositivo privato
Mercoledì - sabato, 12.00 - 19.00
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
SOUK MONDANO
18/03 > 27/05/2023*
Opening 18/03 h 12:00 > 19:00
NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)
*Spazio espositivo privato
Mercoledì - sabato, 12.00 - 19.00
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NP-ArtLab in collaborazione con Galleria Umberto Benappi di Torino e con Archivio Aldo Mondino, presentano “Souk mondano” dedicata al lavoro di Aldo Mondino, con un focus sulle opere influenzate dai suoi viaggi in Oriente. Artista eclettico e poliedrico, la sua pratica artistica ha attraversato diversi stili ed influenze, tra le quali l'arte europea del XX secolo,il surrealismo e la pop art, senza mai appartenere a gruppi o movimenti.
Mondino ha sempre rifiutato l’inquadramento in caselle storico-artistiche, anteponendo un approccio ricco di sperimentazioni sia in termini di materiali che di tecniche e soggetti. Una ricerca senza fine, un’ostinata necessità di sperimentare dando vita ad un lavoro eterogeneo e in perpetuo dialogo con la storia dell’arte.
Le opere in mostra alludono all’impatto che i viaggi compiuti dall’artista, in senso metaforico oltre che fisico, hanno avuto sullo sviluppo del suo lavoro. Mondino ha accompagnato questa sua flânerie con la curiosità e l’ironia che sono la cifra stilistica del suo lavoro, traducendo in termini mondiniani ciò che aveva visto durante le sue peregrinazioni. A partire dagli anni ottanta, gli spostamenti si intensificano, mettendolo di fronte a quello che lui stesso definisce “un Oriente che comincia dal Marocco e prosegue in Palestina, dove intravedo un affascinante parallelismo tra la preghiera e l’intensità dell’attenzione nel dipingere in modo concettuale.”
Da quest’analogia tra spiritualità e gesto pittorico nascono le opere dei “Dervisci”, soggetti danzanti dipinti su linoleum. I dervisci praticano la danza rituale caratteristica della tradizione turca eseguendo movimenti fluidi e circolari. Proprio la serie dei dervisci viene esposta nel 1993 alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva: in quell’occasione Mondino fu protagonista con una performance che vide coinvolti un gruppo di danzatori rotanti arrivati dalla Turchia. Il corpus di opere i dervisci, anche chiamati le turcate, in omaggio a Giulio Turcato, evidenziano la commistione armonica della pittura figurativa di stampo occidentale e la sintassi decorativa geometrica di derivazione mediorientale e asiatica.
A conferma delle influenze derivanti dagli incontri durante i suoi viaggi, Mondino raffigura mercanti e souk locali, la vera essenza della città, un mercato rivelatore dell'anima di un paese: ne cattura le fisionomie dei soggetti e i colori della frutta intervallati da pattern geometrici. La scelta del linoleum come supporto nella pittura è del tutto inconsueto ma conferma l’implacabile attitudine alla sperimentazione di Mondino. L’utilizzo di questo supporto sintetizza vari aspetti della poetica mondiniana a partire dall’utilizzo di una superficie altamente lavorata che rimandasse all’orientalismo fino alla costante ironia (il gioco di parole che vede lino ed olio come materiali più comunemente associati alla tradizione pittorica occidentale).
Una rivalutazione della materia vale anche per Iznik, la tecnica dello smalto su vetro che vuole ricordare i manufatti in terracotta della città turca Nicea: in questa serie di lavori la pittura diventa ceramica, traendo in inganno lo sguardo in questa metamorfosi della pittura che diventa altro. Lo stesso trompe l’oeil dei tappeti stesi e appesi alle pareti come panni messi ad asciugare, trasformano l’ambiente espositivo in un caratteristico souk. Questa serie di lavori vengono realizzati con colori vivaci su un materiale edile industriale, l’eraclite. La trama del supporto, pur essendo grezza, assume le sembianze di un nobile tappeto orientale grazie all’elaborazione di Mondino che ne deriva quadri-oggetti. L’illusione che ne consegue sfiora la perfezione e con questi lavori l’artista ci tramanda una narrazione composta da colori vividi e motivi decorativi di un affascinante universo sconosciuto.
L’approccio di Mondino con l’altrove non può essere ricondotto esclusivamente ad un fascino per l’esotismo ma sottintende una velata allusione ad esperire l’alterità culturale in opposizione al turismo di massa e all’accelerazione globale occidentale.
L’esposizione “Souk mondano” sarà corredata dalla pubblicazione di un catalogo.
Una selezione delle opere in mostra verrà inoltre presentata dalla Galleria Umberto Benappi in occasione della 27^ edizione di Miart 2023 (Milano, 14-16 aprile) all’interno della sezione established.
Aldo Mondino è nato a Torino nel 1938, dove è morto nel 2005.
Nel 1959 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’atelier di William Heyter, l'Ecole du Louvre e frequenta il corso di mosaico dell'Accademia di Belle Arti con Severini e Licata.
Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L'Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). L'incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica, con un sodalizio tuttora esistente. Importanti personali vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino.
Tra le principali mostre si ricordano le due partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum fur Moderne Kunst - Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), al Museo Ebraico di Bologna (1995), alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Trento (2000).
Le sue opere appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali ed a numerose collezioni private.

LETTURA CLASSICA
Con opere di Giorgio De Chirico, Alekos Fassianos, Giulio Paolini,
Salvo e Francesco Vezzoli
opening 17/11
17/11 > 22/12/2022*
NP Viewing room
Corso Monforte 23, Milano
*Spazio espositivo
Martedì - giovedì, 12.00 - 19.00 su appuntamento
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
Con opere di Giorgio De Chirico, Alekos Fassianos, Giulio Paolini,
Salvo e Francesco Vezzoli
opening 17/11
17/11 > 22/12/2022*
NP Viewing room
Corso Monforte 23, Milano
*Spazio espositivo
Martedì - giovedì, 12.00 - 19.00 su appuntamento
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
L’intento è di mostrare come ciascun artista ha sviluppato una tematica comune secondo la propria ricerca.
Al centro della stanza le tre sculture in gesso di Giulio Paolini (Genova, 1940) dal titolo “Proteo”, “Proteo (II)” e “Proteo (III)”, realizzate nel 1971, prendono il nome dal mutevole dio greco che aveva la capacità di trasformarsi in qualsiasi forma desiderasse. Perfetta rappresentazione della pratica concettuale ludica di Paolini, le tre sculture sono il risultato della disgregazione e successivo riassemblamento di un busto classico di Omero, come affermò lo stesso Paolini “non per ripristinare la sua fisiognomica ma piuttosto la porzione di spazio che occupava in origine”. Una lettura pittorica della classicità avviene nelle opere di Salvo (Leonforte, 1947 – Torino, 2015), in cui emergono rovine architettoniche e visioni di colonne classiche, studiate nei vari momenti del giorno e della notte con colori vivaci che segnano il ritorno alla pittura dell’artista dopo un periodo legato all’arte povera. Oltre ai suoi dipinti monumentali, emerge anche la rappresentazione di volumi in “8 libri” del 1986.
La memoria e il dialogo con il passato proseguono con l’opera di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) “Iolas the Great”(2020), un frammento di terracotta greca raffigurante Alessandro Magno come Dioniso di età ellenistica (circa III secolo a.C.) e in cui interviene con pittura acrilica. Quest’opera sottolinea la costante attenzione di Vezzoli all’importanza della conservazione del patrimonio artistico e archeologico.
Oltre ai riferimenti architettonici e scultorei classici, si inseriscono rappresentazioni di gladiatori e guerrieri con le opere “Combattimento” (1936-37) del padre della pittura metafisica, Giorgio De Chirico (Volos, 1888 - Roma, 1978) e con “Senza titolo” (1989), lavoro su carta del pittore greco Alekos Fassianos ( Atene, 1935 - 2022).
EN
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ARTISTI
Giorgio De Chirico, Alekos Fassianos, Giulio Paolini, Salvo e Francesco Vezzoli
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ARTISTI
Giorgio De Chirico, Alekos Fassianos, Giulio Paolini, Salvo e Francesco Vezzoli
Cinzia Campolese, Pietro Catarinella e Federico Polloni
INTERFERENZE
22/10 > 26/11/2022*
Opening 22/10 h 16:00 > 20:00
NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)
*Spazio espositivo privato
Mercoledì - sabato, 12.00 - 19.00
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
INTERFERENZE
22/10 > 26/11/2022*
Opening 22/10 h 16:00 > 20:00
NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C
35122 - Padova (PD)
*Spazio espositivo privato
Mercoledì - sabato, 12.00 - 19.00
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
NP-ArtLab ha il piacere di presentare la mostra collettiva “Interferenze”, il cui titolo è un richiamo ad un’atmosfera digitale che si fonde con il reale e che vede la partecipazione di Cinzia Campolese, Pietro Catarinella e Federico Polloni.
Le opere in mostra lavorano sul concetto fisico di interferenza: una sovrapposizione di due elementi con relativa possibilità di sommarsi o di annullarsi a vicenda. Il riferimento va ad ogni effetto della sovrapposizione di due fenomeni della stessa natura che implichi la possibilità di un reciproco disturbo.
Si parla di Interferenza come relazione nel lavoro di Cinzia Campolese, come sovrapposizione nelle opere di Catarinella fino alla visione alterata verso mondi metafisici di Federico Polloni.
La mostra si sviluppa con uno sguardo al digitale in cui la presenza umana persiste e si mescola attraverso visioni distorte.
Cinzia Campolese (Lanciano (CH), 1987) presenta l’opera “Could you take a picture?” che invita il fruitore ad utilizzare i propri dispositivi mobili per scoprire cosa si cela dietro ad una visione ad occhio nudo. Gli smartphone permettono di vedere i pattern di interferenza creati inquadrando con il telefono lo schermo. Il titolo svela l’azione da compiere e ironizza sulla sempre più costante necessità di registrare le nostre vite attraverso il telefono.
Per la parte pittorica viene presentata una serie di lavori di Pietro Catarinella ( Roma, 1983) in cui la pittura ad olio si mescola con il digitale attraverso la sovrapposizione di tecniche. La restituzione è un’immagine distorta che lascia percepire i rimandi alla pittura e ai suoi soggetti legati alla tradizione ma con un’apertura verso il virtuale che ne conferisce una lettura completamente nuova. Con l’installazione a pavimento, Federico Polloni (Treviso, 1991) ci permette di accedere al suo mondo metafisico fatto di volumi, neon ed oggetti che compongono un paesaggio sospeso. I lavori su tela completano quest’atmosfera che mira a raccontare il presente con uno sguardo al futuro secondo un concetto di distopia tecnologica, che vede nella fusione di tecnologia e scienza la sua natura.
BIO
Cinzia Campolese (Lanciano (CH), 1987) è un'artista di origine italiana che vive e lavora a Montreal(CA). La sua pratica comprende installazioni, sculture, video e stampe. Lavorando su diverse scale, indaga i concetti di percezione e coscienza dello spazio in ambienti sia digitali che fisici.Dopo aver completato gli studi in arte e design a Firenze, si è trasferita a Parigi, dove nel 2012 ha co-fondato il collettivo "IF'", lavorando su progetti di architettura e installazioni di arte digitale. Tre anni dopo ha iniziato la produzione di creazioni proprie e nel 2016 si è trasferita a Montreal dove ha sviluppato la sua carriera artistica.
Le sue opere sono state esposte in istituti, gallerie ed eventi culturali come il Goethe Institut (Montreal), lo spazio B39 (Seoul), la Wood Street Gallery (Pittsburgh), la Biennale Chroniques (Marsiglia), galleria Adiacenze (Bologna), Stereolux (Nantes), il Centre Wallonie-Bruxelles (Parigi), galleria Livart, l'Eastern Bloc, il Phi Center e Mutek (Montreal).
I suoi progetti sono stati pubblicati su L'Œil, Vice, Aesthetica Magazine, Gallerytalk, Juliet Art Magazine, Archdaily, Fubiz ed è stata inclusa nel libro di Exibart "222 artisti emergenti su cui investire" 2019.
Pietro Catarinella (Roma, 1983) vive e lavora a Milano. Architetto di formazione, porta a compimento il Master in fotografia contemporanea presso la Central Saint Martins di Londra nel 2014. È in questo momento che definisce la sua pratica artistica: una ricerca dalla genesi digitale che si interroga sui cambiamenti della realtà e della rappresentazione visiva nell’era di Internet, dei social network e dei new media. Tra il 2015 e il 2018, il suo lavoro è stato esposto a Londra (East London Photography Festival, Green Arcola Gallery e Ashurst Ermerging Artist Gallery), in Cina (Pingyao International Photography Festival), in Lituania (AV17 Gallery), a Roma (Mattatoio / Macro Future e Temple Gallery), e a Madrid (Nadie, Nunca, Nada, No). Nel 2018, è finalista al Ashurst Emerging Artist Prize. Durante la residenza a Vir Viafarini-in-residence, la sua pratica artistica evolve in un’indagine sulla relazione tra il digitale e lo spazio fisico, e viene invitato da Bruno Barsanti a The Others Art Fair (Torino). Nel 2019 realizza diverse installazioni site-specific tra cui ‘Cave of Forgotten Dreams’ (Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma) e ‘Google’s Decalogue’ (Spazio Gamma, Milano). Il suo lavoro vince il premio Ora 2019, viene selezionato al ‘Lumen Prize’ di Londra (2017 e 2019), e del Premio Francesco Fabbri (2019).
Nel maggio 2020, è parte di Studio Visit – 30 artisti per 30 giorni, una mostra virtuale ideata dalla Fondazione Pini, pubblicata poi in un volume dalla Studio Boite Edition. In ottobre dello stesso anno, fonda Armenia Studio, un progetto di spazio ibrido comprendente 7 studi condivisi e una Project Room. Da Marzo a Giugno 2021, prende parte a due bi-personali, la prima nella PROMETEOGALLERY di Ida Pisani, accompagnata da uno testo critico scritto da Mauro Zanchi, la seconda nello spazio Concordia II (Milano), collaborazione tra la stessa PROMETEOGALLERY e Vir Viafarini-in-residence.
Federico Polloni (Treviso, 1991) Vive e lavora a Venezia.
Si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2021 con i prof. Aldo Grazzi e Carlo Di Raco. Partecipa a numerose esposizioni internazionali, tra le più recenti: Wopart fair Svizzera; Venice Time Case progetto a cura di Luca Massimo Barbero, Unlikely a Palazzo Mocenigo Venezia. Nel 2020 fonda l’associazione culturale Acromo con sede a Venezia, dedita alla promozione dell’arte contemporanea nel territorio veneziano. Nello stesso anno apre un Lab Space condiviso Casablanca_studio_ con sede a Venezia. Nel 2021 collabora alla realizzazione del primo festival indipendente open studio che coinvolge giovani artisti emergenti che operano a Venezia (Venice Indipendent Art Scene).

In occasione dell’inaugurazione del nuovo
spazio NP-Viewing Room a Milano
NP-ArtLab è lieta di presentare una selezione di opere di alcuni artisti del progetto Venice Time Case
NP-Viewing Room
Corso Monforte 23, Milano
*Spazio espositivo privato
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com
NP ArtLab coglie l’occasione per annunciare l’apertura di un nuovo spazio in corso Monforte 23, a Milano. Nello spazio milanese saranno esposte opere di alcuni degli artisti presenti nella mostra “Venice Time Case” a Padova per creare una connessione tra i due spazi.
Np ArtLab nasce come progetto dedicato alla ricerca e alla promozione di pratiche d’arte visiva contemporanea e mira al sostegno e alla valorizzazione di artisti emergenti, mid-career e storicizzati. La programmazione contempla esposizioni ideate sul dialogo tra linguaggi differenti di artisti affermati e appartenenti al panorama contemporaneo emergente con eventi in presenza ed online.
L’iniziativa è ideata da Neri Pagnan (NP), appassionato collezionista e dealer nel mercato secondario, che partendo da un collezionismo di artisti storicizzati del Novecento, amplia la sua visione avvicinandosi in un secondo momento ad artisti contemporanei italiani ed internazionali. Questo gli ha permesso di evidenziare quanto i due mercati, lo storico e il contemporaneo, siano diversi ma allo stesso modo interconnessi e di come le opere di artisti emergenti abbiano spesso uno sguardo al passato, ai maestri del Novecento o facciano riferimento a periodi precedenti. Np ArtLab in questo senso cerca di creare ed interpretare il dialogo estetico e concettuale che coesiste tra artisti di diverse generazioni avvalendosi di supporti critici e curatoriali.
spazio NP-Viewing Room a Milano
NP-ArtLab è lieta di presentare una selezione di opere di alcuni artisti del progetto Venice Time Case
NP-Viewing Room
Corso Monforte 23, Milano
*Spazio espositivo privato
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NP ArtLab coglie l’occasione per annunciare l’apertura di un nuovo spazio in corso Monforte 23, a Milano. Nello spazio milanese saranno esposte opere di alcuni degli artisti presenti nella mostra “Venice Time Case” a Padova per creare una connessione tra i due spazi.
Np ArtLab nasce come progetto dedicato alla ricerca e alla promozione di pratiche d’arte visiva contemporanea e mira al sostegno e alla valorizzazione di artisti emergenti, mid-career e storicizzati. La programmazione contempla esposizioni ideate sul dialogo tra linguaggi differenti di artisti affermati e appartenenti al panorama contemporaneo emergente con eventi in presenza ed online.
L’iniziativa è ideata da Neri Pagnan (NP), appassionato collezionista e dealer nel mercato secondario, che partendo da un collezionismo di artisti storicizzati del Novecento, amplia la sua visione avvicinandosi in un secondo momento ad artisti contemporanei italiani ed internazionali. Questo gli ha permesso di evidenziare quanto i due mercati, lo storico e il contemporaneo, siano diversi ma allo stesso modo interconnessi e di come le opere di artisti emergenti abbiano spesso uno sguardo al passato, ai maestri del Novecento o facciano riferimento a periodi precedenti. Np ArtLab in questo senso cerca di creare ed interpretare il dialogo estetico e concettuale che coesiste tra artisti di diverse generazioni avvalendosi di supporti critici e curatoriali.
EN
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ARTISTI
Beatrice Alici, Giulia Maria Belli, Federico Borroni, Giorgia Agnese Cereda, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Manuela Kokanovic, Luca Marignoni, Margherita Mezzetti, Cristina Porro, Carolina Pozzi, Filippo Rizzonelli, Mattia Sinigaglia, Maddalena Tesser, Sophie Westerlind, Francesco Zanatta.
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ARTISTI
Beatrice Alici, Giulia Maria Belli, Federico Borroni, Giorgia Agnese Cereda, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Manuela Kokanovic, Luca Marignoni, Margherita Mezzetti, Cristina Porro, Carolina Pozzi, Filippo Rizzonelli, Mattia Sinigaglia, Maddalena Tesser, Sophie Westerlind, Francesco Zanatta.









