UN CIELO PER ICARO
Leonardo Dalla Torre
Frédérique Nalbandian
14.08– 14.09.25









UN CIELO PER ICARO
Leonardo Dalla Torre - Frédérique Nalbandian

Opening 13/08/2025  h 18:00
14/08 > 14/09/2025

San Francesco 
Ventimiglia Alta


La Galleria Umberto Benappi (Torino) e NP ArtLab (Padova-Milano) presentano negli spazi di San Francesco a Ventimiglia Alta Un cielo per Icaro.

La mostra propone l’incontro tra due artisti contraddistinti da due pratiche formalmente diverse: Leonardo Dalla Torre, giovane pittore veneziano, e Frédérique Nalbandian, artista middle-career francese, che utilizza nella sua pratica scultorea e installativa due materiali di predilezione, il sapone di Marsiglia e il gesso.

Partendo dal concetto di cielo rovesciato nel pensiero di Bataille (Billom, 1897 - Parigi, 1962), il titolo della mostra vuole evocare i concetti di vuoto, pienezza e gravità, a cui le opere degli artisti rimandano, sintetizzati nella figura di Icaro, che sfida il destino e si arrende alla vertigine della sua caduta. Gli ambienti sgombri della chiesa si prestano a loro volta ad accogliere questi lavori, in un dialogo reciproco scandito da sottili rimandi.

Lungo gli altari laterali della navata, le tavole di Leonardo Dalla Torre (Venezia, 1995) non si collocano a riempimento delle nicchie, ma sono disposti alla loro base, come ad assecondare e intensificare il vuoto soprastante. L’artista presenta frammenti di corpi e carne, alternati a volti che richiamano antiche sculture religiose. Le figure sembrano stanche, ripiegate su loro stesse, deformate: si sciolgono come cera, sfuggono ai margini delle tavole, sottraendosi alla narrazione. L’iconografia si dissolve, lasciando solo l’eco di ciò che è stato. Le sue immagini portano i segni di un tempo consumato, di un evento già avvenuto del quale si può solo intuire il compimento.

Frédérique Nalbandian (Mentone - FR, 1967) interviene nello spazio con sculture in sapone di Marsiglia e gesso, materiali inediti e dalla forte simbologia, che esplorano tematiche come la fragilità, la cura e la resistenza allo scorrere del tempo. Le sue installazioni, in dialogo con gli elementi architettonici della chiesa, emulano le strutture tipiche degli edifici religiosi, sottolineandone la solidità tradizionale. Una cascata di rose rosse in gesso, che si riversa nella navata, dona invece un senso di freschezza e vitalità. Qui, la rosa – emblema di bellezza, amore e caducità – viene annegata nel gesso, per conservarne la memoria in forma “eterna”.

Attraverso un gioco di raffinati rimandi con l’architettura che le ospita, le opere dei due artisti offrono a San Francesco una nuova interpretazione dello spazio, invitando il visitatore a un diverso tipo di contemplazione, che va oltre il contesto religioso per esplorare il significato simbolico dell’architettura. Vuoto e pieno si armonizzano così in un equilibrio sottile, fatto di risonanze silenziose e accurate allusioni.



Leonardo Dalla Torre è nato a Venezia nel 1995. Cresciuto nel centro storico della città si è diplomato al Liceo Artistico Statale di Venezia nel 2013, proseguendo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia diplomandosi in Pittura nel 2017 e in Grafica d’Arte-Disegno nel 2019. Come pittore approfondisce la propria ricerca indagando come principali tematiche la figurazione e il ritratto. I modelli utilizzati attingono sia dalle immagini della Storia dell’Arte e dalle forme della pittura del passato, così come da un differente immaginario, alienando le differenze contestuali, accumunando i caratteri espressivi del corpo e della carne, rilevandone i sintomi e l’apertura in una pittura che cerca l’incombenza di una calamità, sospendendo le immagini in una deflagrazione perpetua.


Frédérique Nalbandian (Mentone, 1967)
è un’artista multidisciplinare francese: scultrice, realizza anche disegni, installazioni e performance. Dopo aver seguito i primi corsi di disegno alla Davis High School in California, nel 1988 entra nell’École Nationale d’Art Décoratif d'Aubusson, per poi essere ammessa all'École Nationale Supérieure d'Art di Villa Arson nel 1989. Nel 1994 ottiene una residenza artistica dedicata al disegno presso la Fondazione Ratti di Como, sotto la direzione di Anish Kapoor e Karel Appel. Nel 1996 consegue il Diplôme National Supérieur d'Expression Plastique (DNSEP).
Le sue sculture di sapone si evolvono sia dall’interno che dall’esterno, trasformandosi nel tempo e necessitando talvolta dell’interazione attiva del visitatore. Nelle sue opere utilizza anche materiali poveri come gesso, tessuto, fili di lana, vetro, terracotta. Modellando il sapone, crea forme che sospende o lascia evolvere nel tempo, che diviene perciò elemento fondamentale nelle sue opere. Il suo vocabolario di forme plastiche è in continua espansione: rotoli, frammenti, colonne, pareti, corde, ma anche elementi direttamente legati all'anatomia del corpo umano (orecchie, cervelli, pelli, teschi, mani). Le sue forme, nella loro composizione e nel processo che subiscono, diventano poetiche, cariche di una metafisica della materia che evoca il passaggio del tempo, l’erosione, la trasformazione e la metamorfosi. L'allusione al testo Le Savon di Francis Ponge è stata sin dagli inizi fondamentale per la sua produzione e si è rafforzata nel 2015 a Cerisy in occasione di alcuni laboratori dedicati allo scrittore, dove ha incontrato Pascal Quignard.

             


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Leonardo Dalla Torre
Frédérique Nalbandian 



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